giovedì, marzo 06, 2008

stasera... che sera...

Una serata di pioggia, direi... anzi, giorni di diluvi, per la verità. Costretta a casa con una simpaticamente debilitante bronchite arcitrascurata, non mi resta molto da fare oltre che guardar scendere acqua, tanta acqua dal cielo. Sono i giorni di Giove Pluvio, si sa, ci avevano avvertito, o forse saranno quelli di Noè, se ancor si continuerà così a lungo.

Ho cambiato il look al blog. Per essere precisa, ho cambiato modello 11 volte nel giro di un'ora. Dovrei rifarmelo io, di sana pianta, lo so fare ed un tempo era il mio lavoro. Ma stasera non mi va. Osservo i preconfezionati e ne provo uno al minuto, come si farebbe in un negozio d'abbigliamento di un grande centro commerciale. Curioso, io, nonostante membro accertato dell'universo femminile, non amo andar per shopping e tantomeno amo il "provar abiti". Caso strano, il mio.

Strano quasi come non essermi accorta che il mio scrivere sarebbe potuto arrivare a destinazione. Quando scrivo, non penso mai che mi si possa leggere. E allora perché scrivo, qualcuno se lo chiederà. Scrivo per spurgarmi dai pensieri in eccesso, e per aver di nuovo la sensazione che esisto al di fuori del mio Io.

Semplice, ma geniale.

Buona serata a tutti

martedì, marzo 04, 2008

alla ricerca di...

Magari cerco me. Tutto qui. Mi sono resa conto che è un po' che non mi trovo. Ho perso gusto in mille cose. Forse ho perso gusto proprio a vivere. Mi sento vecchia. Il tempo passa, è vero, appaiono capelli bianchi, una minore energia mi pervade, comincio a chiedere che ne sarà di me. Eppure mi dicono che dimostro meno anni di quel che ho, eppure ho tante cose da "assaggiare", cose di cui avrei già dovuto fare esperienza. Mi manca la sensazione di "costruir delle cose". Vegeto. Sopravvivo a me stessa, ai guai, ai problemi, alle ostinazioni del passato, alle fuggevolezze del presente, ai disincanti del futuro. Ma senza gioia, senza entusiasmo. Sono così stanca, nel profondo. Vorrei reagire, ma non so come. Mi macero al pensiero delle persone che credevo vicine e che mi hanno miseramente abbandonato senza nemmeno una spiegazione. Me ne faccio una colpa, ovviamente. Faccio un esame di coscienza ogni trenta minuti, ormai. Non servono ad un bel nulla, temo. Eppure li faccio. E nel farli mi corrodo l'anima. Ho la testa che mi scoppia: penso, penso, penso e non arrivo ad una conclusione. Dormo male. Non so più rilassarmi.
Al lavoro va male. Un ambiente abietto. In amore va male. Follia o superficialità?
In amicizia si va avanti. C'è pur sempre qualcuno che mi sta accanto, nonostante tutto. Ma questo, seppur meraviglioso e confortante, pensiero non mi basta.
Probabilmente non mi basto io.

Lassù, da qualche parte