venerdì, aprile 27, 2007

In assenza di carta...

In assenza di carta, scrivo qua. Di solito mi porto dietro il mio diario, o l'ultimo taccuino acquistato in quella strana domenica a Parco Leonardo.

Oggi non ho nulla con me, se non il mio portatile. Scrivo qui perché ho bisogno di farlo dopo una notte quasi in bianco, causa un simpaticissimo maldidenti. Sono persino uscita alla ricerca di un dentista, che, si sa, per me è veramente strano. Chiaramente, sono arrivata alla disperazione.

Ora è mattina. Sono in piedi già da un paio d'ore. Ho in corpo un caffé macchiato e un briciolo di pane. Ho fame ma non mangio. Rifletto. Del resto, non dicono forse che il digiuno aiuti la meditazione?

Più che meditare, vago per casa e cerco le tracce di me. Ho riletto qualcosa di Marco Aurelio, qualcosa sul presente, unica forma di vita a noi concessa dagli dei. Potremmo vivere migliaia d'anni, ma è solo questo quel che conta: l'istante, il presente, l'attimo che si vive nel respiro.

Passato e futuro non hanno senso.

Da una vita ci rifletto. Da bambina, avevo l'ansia da conservazione: sarà forse per questo che ho studiato archeologia.

Ora, ho la tentazione di buttare tutto. Tanto, alla fine, conta solo quel che ti porti dietro, pelle cuore anima. E ricordi. Quelli sono dentro, sono fissi in quel coacervo caotico che è lo spirito umano.

Ma alla fine non butto nulla. Forse sto imparando a buttare chi non mi capisce. Chi non mi merita. Presunzione, la mia, ma sana e reale. Sono stufa di ascoltare tutti e di farmi male solo per questo.

Ascolterò ancora, perché è nelle mie corde, nel mio DNA. Ascolterò e chiederò. Il mio continuo domandare s'interseca con l'ascolto. Anche in questo ho seguito la mia personale filosofia di vita.

Ho mischiato ansia di conoscenza e anelito di indagine.

Non l'hanno mai capito. La scuola era un'accidente, uno stimolo. Ma ad un certo punto ho dovuto seguire la via del sentimento, delle sensazioni. Cerco di farmi una ragione di questo mio cominciare mille cose e non portarne a termine nessuna.

Proprio nessuna, non direi. Cercavo la mia strada. La cerco ancora.
Sono una ragazzina alla scoperta del mondo.
Non ho messo su famiglia.
Non ho concluso gli studi come volevano i miei.
Ho scelto di amare in maniera scomoda.
Ho varcato porte e carpito emozioni.
Volevo succhiare tutto il midollo della vita... e non trovarmi a dire, alla fine di questo viaggio, di non aver mai vissuto.

mercoledì, aprile 25, 2007

Eroiche ferite e platonici equilibri

Ieri sera sono riuscita a farmi fare un altro po' di male. Non direttamente, ma, si sa, amo mostrare il fianco alle spade dei nemici... e degli amici. Pazzesco. Proprio ora che mi sento in uno stato di grazia e perfezione.

Qualcuno dice che la perfezione non è di questo mondo. La perfezione, per me, è l'equilibrio, la semplicità, la naturalezza. E nella vita, soprattutto di questi giorni, è quasi impossibile far collimare ogni piccolo dettaglio in un quadro di semplice equilibrio.

Qualcun altro dice che quando ti capita qualcosa di bello non devi dirlo a nessuno. Scaramanzia? Paura d'attirare strali malefici anche involontari? Di spezzare quel magico equilibrio che un giorno, improvvisamente, ti si è formato davanti agli occhi, si è palesato davanti ai piedi come un sentiero e tu stai camminando e cammini facilmente, su qualcosa di fresco e comodo e... chissà poi dove vai a finire.

Non sono abituata a fare progetti. Forse qualcuno lo faccio, ma il minimo indispensabile. Il mio passato mi ha tolto il gusto di farli. Ora come ora, mi limito a voler condividere me con chi mi sta accanto. Immagino di poter mostrare luoghi, ricordi, persone, racconti, pensieri, immagini, sogni. Forse è persino peggio che progettare.

Scrivo di getto, com'è mio solito, per focalizzare il dunque.

Anni passati a capirmi, a sviscerarmi impietosamente, ad essere crudelmente sincera con me stessa fino a farmi realmente male, e poi capita questo.

Come faccio a spiegargli chi sono? Non sono ancora riuscita a spiegarlo a me stessa. Come faccio a non rompere l'equilibrio? Probabilmente così come sto facendo ora. Sono io e basta. Mi viene così naturale. Nelle difficoltà e nelle incertezze, ma è anche questa la vita. Sono scappata per vivere. Torno per riflettere.

Eppure ieri, nell'entusiamo, nell'ispirazione, ho offerto il fianco nudo. In tanti anni di frequentazioni con persone che dicevano di amarmi, desiderarmi, capirmi, trovarmi unica, speciale, l'unica da sposare, l'unica da amare, l'unica per la vita, nessuna, e ribadisco sottolineo ricalco NESSUNA, ha saputo darmi fiducia e sicurezza come ora lui sta facendo in pochi giorni.

Non voglio promesse, non voglio nulla, non voglio bugie, ommissioni, segreti, alienazioni. Non voglio nulla. E allora perché mi sento come una bambina? una bimba fragile, di un'ingenuità disarmante. Una donna con un'anima di bambina.

Ecco quel che mi sento ora. E poi penso a Yeats e a Branduardi, e ai sogni di quando bambina lo ero davvero: "...uno solo di te amò l'anima irrequieta..."

E ricordo Lady Oscar... fa sorridere, ma è così. Penso questo, alla fine. Ho fatto confusione. Ero innamorata di Andrè, ma mi sentivo Oscar. E quindi ho travisato. Oppure amavo entrambi. Storia e finzione. Solo io posso capire, come sempre - e per fortuna di entrambi.
Nel mio eterno sentirmi fuori posto, nel mio continuo vagare tra terra e cielo, nel mio commettere errori, nello scegliere amori per ideali, nel riempire contenitori di sogni solo miei, alla fine approdo a questa considerazione, e rileggo quella poesia con occhi nuovi, e sorrido.



Quando tu sarai...

Quando tu sarai vecchia e grigia,
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.

Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.

Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.

E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'Amore dirai,
di come se ne volò via...
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle.

When You are Old and Grey and Full of Sleep
When you are old and grey and full of sleep,
And nodding by the fire, take down this book,
And slowly read, and dream of the soft look
Your eyes had once, and of their shadows deep;

How many loved your moments of glad grace,
And loved your beauty with love false or true,
But one man loved the pilgrim soul in you,
And loved the sorrows of your changing face;

And bending down beside the glowing bars,
Murmur, a little sadly, how Love fled
And paced upon the mountains overhead
And hid his face amid a crowd of stars.

William Butler Yeats

Lassù, da qualche parte